15/01/25

Pholisma Sonorae
The Portrait as Augmented Vision and Symbolic Synthesis

Pholisma Sonorae
Il ritratto come visione aumentata e sintesi simbolica

Con Pholisma Sonorae, Matteo Basilé ridefinisce il concetto di ritratto contemporaneo, spingendolo verso un territorio liminale dove identità, tecnologia e percezione si incontrano. Questo primo video-ritratto, interamente realizzato con l’ausilio dell’intelligenza artificiale, rappresenta un punto di convergenza tra l’esperienza artistica e l’esplorazione simbolica di uno spazio oltre il visibile. Basilé, attraverso l’addestramento della sua AI con un archivio personale di immagini e testi, costruisce una sintesi unica che fonde l’intimo e il collettivo, l’umano e il digitale, la memoria e il futuro.

Al centro dell’opera troviamo un’estetica contaminata, che si ispira alla natura transgenica del fungo. Questi organismi – ponti simbolici tra mondi biologici e filosofici – diventano qui il fulcro di un’analisi visiva che richiama l’esperienza lisergica, simile agli stati di percezione alterata generati dalla psilocina. Come in un viaggio psichedelico, le immagini si stratificano, moltiplicano e deformano, evocando un ritratto non lineare, capace di sfuggire alla fissità e alla descrizione tradizionale.

In Pholisma Sonorae, il ritratto non è solo il racconto di un’identità ma la manifestazione di un flusso. Ogni frame cattura un istante in mutazione, una porzione di quel territorio immaginario che Basilé definisce attraverso una grammatica digitale personale. La tecnologia, qui, diventa un mezzo poetico, una "sostanza aumentata" che amplifica l’estetica e trasforma l’intelligenza artificiale in un alleato creativo, un interprete visionario del linguaggio dell’artista.

L’opera di Basilé si radica nella tensione tra artificiale e organico, tra la memoria del corpo e la libertà del virtuale. Come scriveva Terrence McKenna, "i funghi sono mediatori cosmici, capaci di tradurre ciò che non possiamo comprendere". Allo stesso modo, Pholisma Sonorae traduce l’invisibile, portando lo spettatore in un luogo in cui il confine tra reale e immaginario si dissolve. Ogni dettaglio, ogni texture, è una narrazione implicita, una finestra su un universo parallelo in cui la psilocina diventa metafora della potenza generativa dell’AI.

Il risultato è un’esperienza immersiva e multisensoriale, un ritratto che non fissa, ma evolve; non descrive, ma trasforma. Pholisma Sonorae non è una chiusura, ma un’apertura: un manifesto sul futuro del ritratto, che celebra la fluidità come condizione necessaria per rileggere la realtà. Basilé plasma un nuovo paradigma, in cui l’intelligenza artificiale non è solo strumento, ma complice estetico, capace di amplificare l’essenza della visione e renderla materia viva.

In questo video, il ritratto emerge come una mappa di tensioni simboliche, in cui la natura transgenica del fungo diventa un codice visivo e concettuale, un portale verso una dimensione di conoscenza alternativa. Pholisma Sonorae è, infine, un omaggio alla metamorfosi: un invito a perdersi nelle pieghe del tempo e dello spazio, a lasciarsi contaminare da una bellezza che supera ogni confine, ponendo domande profonde sulla natura dell’identità e sulla creatività come atto condiviso tra umano e macchina.

Pholisma Sonorae
The Portrait as Augmented Vision and Symbolic Synthesis

With Pholisma Sonorae, Matteo Basilé reimagines the concept of the contemporary portrait, navigating a liminal space where identity, technology, and perception converge. This first video-portrait, fully conceived through artificial intelligence, stands as a nexus between artistic expression and the symbolic exploration of realms beyond the visible. By training his AI with a personal archive of photographs and writings, Basilé forges a singular synthesis that unites the intimate and the collective, the human and the digital, memory and the future.

At the core of the work lies a contaminated aesthetic, inspired by the transgenic nature of fungi. These organisms—symbolic bridges between biological and philosophical domains—serve as the focal point for a visual inquiry that recalls the lysergic experience, evoking altered states of perception induced by psilocin. Like a psychedelic journey, the imagery layers, multiplies, and distorts, conjuring a non-linear portrait that defies fixation and transcends conventional representation.

In Pholisma Sonorae, the portrait is no longer a mere depiction of identity but the embodiment of a flow. Each frame captures a moment of transformation, a fragment of the imaginary landscape that Basilé articulates through his distinct digital lexicon. Here, technology becomes a poetic instrument, an “augmented substance” that amplifies the aesthetic and elevates artificial intelligence to the role of a creative accomplice—a visionary interpreter of the artist’s voice.

Basilé’s creation is rooted in the tension between the artificial and the organic, between the memory of the physical body and the liberation of the virtual. As Terrence McKenna aptly stated, “Fungi are cosmic mediators, capable of translating what we cannot understand.” Similarly, Pholisma Sonorae translates the unseen, guiding the viewer into a realm where the boundary between the real and the imagined dissolves. Every detail, every texture, unfolds as an implicit narrative—a window into a parallel dimension where psilocin becomes a metaphor for AI’s generative potential.

The result is an immersive, multisensory experience—a portrait that does not fix but evolves; that does not describe but transforms. Pholisma Sonorae is not an endpoint but an opening: a manifesto for the future of portraiture, celebrating fluidity as an essential lens through which to reinterpret reality. Basilé crafts a new paradigm in which artificial intelligence is not merely a tool but an aesthetic collaborator, amplifying vision’s essence and materializing it into living matter.

In this video, the portrait emerges as a map of symbolic tensions, where the transgenic nature of fungi becomes both a visual and conceptual key—a portal to an alternative dimension of understanding. Pholisma Sonorae is, ultimately, an ode to metamorphosis: an invitation to lose oneself in the folds of time and space, to embrace a beauty that transcends boundaries, and to ponder profound questions about the nature of identity and creativity as a shared act between human and machine.

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